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Il confine che dà il titolo a questa raccolta di racconti è la linea, incerta, che separa il mondo reale da quello immaginario, che squaderna paesaggi impensati. A volte lo scenario a cui si accede ha la fisionomia dell'incubo. Come nel racconto che apre il libro, "Fogli di carta", metafora della condizione umana odierna, dell'individuo schiacciato e alla fine vinto sotto il peso della sovrabbondanza, dell'eccesso, della dismisura delle cose sulla semplicità della vita. Oppure come ne "La lunga marcia", che deforma sino al grottesco l'asservimento di massa ai riti nichilistici del consumismo, facendolo assurgere a raffigurazione di un finale apocalittico della nostra storia. Altre volte il mondo surreale schiude orizzonti di liberazione, come ne "Il collezionista". O fornisce all'autore, come ne "Il padre bambino", la possibilità di ricostruire in chiave epica, sul filo della memoria, un'intima vicenda biografica.