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L'8 marzo 1900 al palazzo della Secessione di Vienna viene esposto il nuovo, attesissimo quadro di Gustav Klimt, la Filosofia. È l'opera che consacrerà la sua arte agli occhi del mondo, ma in Austria viene odiata, derisa, considerata un'offesa al gusto e alla morale. Il critico Hermann Bahr è tra i primi a stimare il lavoro di Klimt, di cui diventa lo strenuo difensore. Mentre attorno ai quadri e alla persona del pittore divampa la polemica, in questi scritti Bahr lo descrive come un talento capace di modernizzare l'intera arte austriaca, e di eguagliare finalmente le vette dell'arte europea. Bahr è convinto che il tempo gli darà ragione: decide di raccogliere le critiche più dure rivolte a Klimt dalle pagine dei giornali, come «marchio d'infamia da consegnare ai posteri, che dovranno sapere di cosa si era capaci in Austria intorno al Millenovecento».