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«Ognuno è servo del proprio racconto, della propria storia, della propria illusione di autenticità. Anche la lotta di classe è diventata una lotta per l'accettazione del conflitto con se stessi e con la propria storia familiare. L'esperienza di formazione fa sì che la Storia si esaurisca da sola: la società dell'azzeramento narrativo prepone la produttività del turbamento e del conflitto alla repressione del favolistico, proprio grazie a un eccesso di "scoperta", che viene sfruttato in tutte le sue forme ed espressioni, dalle emozioni allo sballo, dalla piromania all'azzeramento della propria voce. Oggi la libertà di dire la verità, per Catinari, è un "dubbio costrittivo". Il compito del racconto sarà proprio quello di trovare una nuova Eroina» (dalla postfazione di Gabriele Perretta).