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"Spesso mi chiedo se io sia la mia legna o la mia cenere", scrive Rosanna Tundis in questa raccolta in cui il filo rosso del dolore unisce le parole, che si susseguono profondamente armoniose e incalzanti. Sin dai primi versi si percepisce come ogni metafora, ogni similitudine sia il frutto di una consapevolezza e di una ricerca interiore che premono come lava incandescente dal centro del proprio universo intimo e solitario. Così la poetessa subisce e si addentra in coraggiose metamorfosi poetiche ed esistenziali, nell'incessante lotta tra Eros e Thanatos, per morire e quindi rinascere continuamente a se stessa.