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Un filo rosso unisce Totò a Collodi in un mix di miseria e nobiltà, in quanto portò Pinocchio nel suo teatro e poi nel cinema in "Totò a colori" del '52, dove il suo marionettismo raggiunse l'apice, che Pasolini ebbe ben chiaro per il suo episodio cinematografico dal titolo "Che cosa sono le nuvole?". Tutto ci riporta nascostamente all'archetipo del bambino di cui scrisse Jung: lo stesso che in vari modi ha ispirato l'opera di Totò con la sua gestualità e i suoi discorsi arruffati e le sue disavventure, come Collodi e Pasolini, che visse per lungo tempo nel suo sogno pascoliano ed edipico di figlio.