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È sufficiente scorrere i testi della raccolta di Elena Varriale, "Clessidre capovolte", per rendersi conto dell'orizzonte entro il quale l'autrice si muove, tra vecchie e nuove presenze mitologiche, alcune classiche, altre prelevate dal mondo non-occidentale, altre ancora, seppur in parte minima, prestate dalla contemporaneità. Difatti, la clessidra capovolta è la metafora di un tempo che scorre diversamente dal consueto e che condensa in sé gli opposti. Se da un lato, infatti, è vero che le figure mitologiche sono modelli, espressioni o rappresentazioni dai confini ben definibili, dall'altro lato emerge il valore civile della scrittura, cioè il suo volere stare nella realtà, attraverso dei simboli altrettanto importanti.