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Quella che nell'intenzione del legislatore dovrebbe essere, nella sua declinazione di concordato in continuità aziendale, la procedura regina tra quelle destinate a risolvere la crisi di impresa è stata oggetto di un intervento che da un lato fornisce al giudice più poteri a tutela della serietà dell'iniziativa del debitore e di efficienza dell'esecuzione del piano finalizzata all'adempimento della proposta nell'interesse del ceto creditorio ma dall'altro, come si è illustrato nel testo, garantisce al proponente maggiori certezze circa il riconoscimento del requisito della continuità e dei conseguenti benefici al medesimo accordati nel caso, frequente nella pratica, di concordato misto. Il nuovo quadro normativo, di cui continua a far parte, sia pure in posizione defilata, il modificato concordato liquidatorio, in uno con l'inequivocabile imperativo di dare preminenza alla soluzione concordata nell'alternativa con la liquidazione coattiva, giudiziale o controllata, rende più certo e quindi appetibile per tutte la parti il percorso negoziale, che dovrebbe trovare una maggiore trasparenza grazie agli innovativi interventi sull'obbligatorietà di alcune classi, variamente motivata, e sulle esclusioni dal voto per conflitto di interesse cui è dedicata una specifica disamina. Aggiornato al D.Lgs. 12 Gennaio 2019 n. 14 "Codice delle crisi d'impresa e dell'insolvenza".