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Il libro raccoglie una selezione delle lettere indirizzate a don Rossi, cappellano militare nel corpo dei Granatieri durante la Grande Guerra. La richiesta di "notizie di vita o di morte" da parte di parenti e conoscenti è il denominatore comune di questi documenti, conservati dal sacerdote. "Di questo documento collettivo a molte voci si possono dare due letture, non alternative, perché tutte due valide e reciprocamente in grado di completarsi", scrive Mario Isnenghi, autore di un'ampia prefazione. La prima "scorrerà queste pagine doloranti come un reliquiario di vittime: corpi trafitti e devastati, angosce vissute, speranze coltivate sino all'estremo, una terribile contabilità e serialità di figure, situazioni e ruoli, che tornano ogni volta a profilarsi come unici accanto a ogni 'caduto'". La seconda lettura è più propriamente storica: "Ciò che vediamo in atto è un altro rilevante capitolo di delega dello Stato e della società alla Chiesa, o di supplenza cattolica. Stavolta ciò che viene affidato alle cure di vescovi, parroci, cappellani non è buona parte del tempo libero del soldato, cioè il corpo e l'anima del militare da vivo; sono il corpo e l'anima del militare da morto".