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Tra le pieghe degli edifici della Palermo antica vi è una traccia che evoca prepotentemente l'anfiteatro verso cui si muovono le direttrici di questa ricerca. Prediligendo il dubbio alla certezza, il lettore è condotto nel territorio dell'architettura attraverso quella catena di ragionamenti e deduzioni che tentano di far luce sulla natura della morfologia urbana; ma la concatenazione di congetture devia presto dirigendosi sull'intorno, disegnando un promontorio obliterato dalla storiografia, illustrando una strada - via Toledo - ottenuta attraverso profondi sbancamenti e ricolmi passati in sordina, ricostruendo relazioni e caratteristiche del porto antico. L'anfiteatro diviene quindi null'altro che un pretesto per digressioni verso l'indagine sulle ragioni della forma, ovvero per studiare l'architettura di una città che, «peccando forse di presunzione, credevamo di conoscere e invece non conosciamo affatto».