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Il filo conduttore di questo volume è il tema del viaggio in Sicilia, a Palermo, ma il testo non parla solo di viaggiatori e dei loro diari. Il fulcro è la città e l'architettura attraverso il racconto scritto di personalità "esterne" che tra Cinque e Seicento giungono nella capitale e il modo - certamente mai neutrale né oggettivo - in cui hanno recepito informazioni e trasmesso impressioni, osservazioni, notazioni. Le testimonianze sono limitate, perché la selezione è stata effettuata in un arco cronologico precedente al fenomeno che esploderà nei secoli XVIII e XIX. Per i visitatori moderni che, prima della stagione propriamente detta del Grand Tour, battono le strade d'Europa e attraversano l'Italia, l'avventura nell'estremo Sud peninsulare e l'approdo nell'isola costituiscono un'impresa insolita. La Sicilia è normalmente esclusa come meta dell'itinerario di viaggio. I più audaci si spingono oltre Roma ma pochi oltrepassano Napoli. Questa eventuale esperienza è considerata una tappa supplementare, un'estensione dettata da altri scopi, il passaggio obbligato lungo la rotta per Malta, per il Medio Oriente e la Terra Santa o semplicemente la fortuita opportunità di una escursione verso un luogo che esercita un fascino esotico e misterioso. Chi giunge a Palermo però osserva la città con uno sguardo all'apparenza privo di retoriche e di condizionamenti pregiudiziali che connoteranno la fase successiva del Grande Viaggio in Sicilia. E se non mancano i luoghi comuni, l'intento è quello di analizzare piuttosto l'appeal assunto dall'architettura, proprio nel momento della genesi e della definizione di una grande città moderna.