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Il modo di produzione capitalista che solo trent'anni fa appariva trionfante alla "fine della storia", sembra aver esaurito le proprie idee sul futuro: nonostante le grandiose celebrazioni di tecnologie e idee imprenditoriali disruptive, il processo di innovazione sta rallentando e il capitalismo contemporaneo non è in grado di evolvere oltre la propria versione industriale del XX secolo. Siamo impantanati in un sistema che si basa su una produzione di massa all'insegna dello spreco per un consumo che non è da meno. Gli intellettuali sembrano essere particolarmente incapaci di prevedere un futuro. Gli esperti della Silicon Valley suggeriscono che stiamo per raggiungere una "singolarità" oltre la quale nulla può essere noto (il che è semplicemente un altro modo, quasi religioso, di dire che nessuno ha la più pallida idea di che cosa ha in serbo il futuro!). In alternativa, ci suggeriscono di andare su Marte, dove magari sarà possibile costruire una replica di Palo Alto con gli stessi campus d'impresa, gli stessi centri commerciali e gli stessi Starbucks. Il presente non è ancora maturo per la rivoluzione, inoltre, l'era delle rivoluzioni che ha introdotto la modernità industriale non è il modello giusto per comprendere il potenziale di cambiamento contemporaneo. Per trovare un modello utile a comprendere la trasformazione che ci attende sarebbe più appropriato guardare più indietro, ovvero alla transizione verso il capitalismo che segnò l'Europa durante quello che si può definire come un XVI secolo esteso.