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Il lavoro di Marchini attraversa l'arco temporale che va dal 1918 al 1960, in relazione a quelle che furono le premesse storiche e le fasi salienti della questione giuliano-dalmata e istriana. Alla persecuzione nei confronti degli italiani si aggiunse la politica di slavizzazione da parte delle autorità jugoslave che sollecitò la fuga degli italiani verso la penisola. Ebbe così inizio quel fenomeno definito dalla storiografia e dalla memorialistica come "l'esodo" giuliano-dalmata e istriano. Un'ondata di vaste proporzioni che, in un arco di tempo compreso tra l'immediato dopoguerra e la seconda metà degli anni '50, vide circa 350.000 profughi intraprendere la via dell'esilio e dirigersi soprattutto in Italia, dove furono allestiti ben 109 Centri di Raccolta Profughi. La creazione di queste strutture coinvolse anche la provincia di Massa, dotata di due campi, rispettivamente a Marina di Massa e a Marina di Carrara. La terza parte è quindi dedicata all'esperienza vissuta dai profughi all'interno dei Crp, rievocando problemi e vicende a essa legate: dalle contestazioni dei movimenti anarchici alle difficoltà dei capifamiglia nel trovare un lavoro e una casa.