Tab Article
A quarant'anni, in Italia, sei già troppo vecchio per fare la metà delle cose, ma sei ancora troppo giovane per farne l'altra metà. Nessuno ricorda che a quarant'anni Dante Alighieri aveva già iniziato a scrivere la Divina Commedia, Lorenzo il Magnifico aveva già regnato per circa un ventennio su Firenze, rendendola la meravigliosa culla dei più grandi letterati ed artisti del mondo, Cristoforo Colombo era già partito, con le tre caravelle affidategli dalla regina di Spagna, per il più importante viaggio della sua vita e Giulio Cesare, tanto per andare un po' più indietro nel tempo, a quarant'anni esatti, aveva già ricevuto la nomina a gran pretore di Spagna. Chi sono e cosa vogliono, dunque, i politici quarantenni di oggi? Chi sono coloro che, dopo decenni di governi presieduti da ultra sessantenni, sembrano essere finalmente pronti per guadagnarsi il palco principale della recita politica? Il nemico che rischia di cancellare per sempre la "Generazione 7" dalla storia di questo paese è quello di costringere i quarantenni di oggi ad iniziare a dire "quando ero giovane", dopo aver detto, fino a ieri, "quando sarò grande". Alla fine, in barba a chi ha cercato sempre di dare una motivazione ideologica e razionale a tutte le scelte che si compiono in vita, noi siamo fieramente la generazione dell'irrazionalità, della follia, dell'istinto, della passione e del cuore. Una generazione pronta a sposare, con la stessa innocente spregiudicatezza, la fiamma tricolore ed Ayrton Senna, l'impegno militante a servizio del proprio popolo e Valentino Rossi.