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Dei diversi esperimenti interlinguistici susseguitisi nel corso dei secoli, quello esperantista è l'unico ad avere mostrato una reale funzionalità, diventando una lingua sotto ogni aspetto. Nata a fine 800 come progetto di creazione di una lingua ausiliaria con finalità di comunicazione internazionale, la lingvo internacia mostra sullo sfondo un progetto più vasto: sarebbe dovuta essere un viatico per il contributo alla creazione di una cultura comune, di un sentire comune, di una comunione d'intenti a livello ideale, manifestando la volontà di offrirsi come possibile modello di dialogo e cooperazione (inter-)culturale, (inter-)identitaria, (inter-)religiosa. Intento del volume è presentare e discutere i principali snodi linguistico-culturali, ma più in generale ideali, filosofici, etici, religiosi, legati alla figura di Zamenhof, alla storia dell'Esperantismo, in particolare delle origini, e alla comunità esperantista, oggi sempre più dibattuta fra le sue due principali nature contemporanee, quella più "laica", offerta al primo congresso Universale di Boulogne-sur-mer del 1905 e quella di un kvazau-etno, come sembrerebbe emergere dal Manifesto di Rauma degli anni Ottanta.