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"Prigioniero in Cornovaglia suggerisce che non si può parlare soltanto di trasmissione della memoria, tema necessariamente all'ordine del giorno in una società confusa e presentista come quella attuale. Occorre considerare anche l'esistenza di una sorta di memoria indiretta, rappresentata dalla costruzione di una narrazione familiare, sociale e nazionale del fascismo e della guerra, ma anche di altri retaggi, spesso inconsapevoli, sempre pesanti, faticosi, persistenti.Non è un manuale di storia ma con perspicacia l'autrice parla di storie e ci ricorda molti avvenimenti dolorosi. Un'impresa assai complessa e difficile. Katia Sassoni si è avventurata in questo campo, aprendo ampie e proficue occasioni di ripensamento e di riflessione sugli ancora lunghi effetti della tragedia che ha segnato il secolo scorso". (Luca Alessandrini)