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Tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta del secolo scorso, iniziavo a frequentare la facoltà di Giurisprudenza a Torino, un mondo vecchiotto dove il codice civile del 1942 veniva ancora definito come il nuovo codice, scosso però dai venti della contestazione studentesca al punto che un mio compagno di allora proclamava l'inutilità dello studio perché di lì a poco vi sarebbe stata la rivoluzione. Inutile dire che oggi quel mio compagno, dimessi i panni del rivoluzionario, è un affermato professore universitario. Ho voluto ricordare quel mondo ormai tramontato perché allora chi seguiva i corsi di diritto privato di Mario Allara e di Alfredo Fedele (Rodolfo Sacco insegnava diritto privato comparato) si confrontava con un tema quasi eretico, l'ammissibilità dell'azione di risarcimento del danno per lesione del diritto di credito.