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"L'uomo che ballava il tango" è un romanzo scritto da un magistrato, con l'occhio e l'orecchio di chi conosce benissimo i segreti, gli instabili equilibri e le gelosie che si annidano in un Palazzo di Giustizia. "Si volete sapere la verità sulla scomparsa del cancellieri del Tribunale Eugenio Trifogli, dovete indagari a fondo sulle donne del suo ambienti di lavoro. In fede." Una lettera anonima, un collage di ritagli di lettere di giornale lungo due sole righe che arriva a scompaginare la vita metodica e abitudinaria di Aurelio Rasselli, Procuratore Capo della Repubblica di Rompiano. Da qui prende il via l'indagine per riaprire un caso che sembrava ormai archiviato con il verdetto di allontanamento volontario del cancelliere Eugenio Trifogli, tombeur de femmes, grande amante del lusso e dei balli latini. Inizia così per Aurelio Rasselli un giro vorticoso tra amori clandestini, gelosie che serpeggiano nei corridoi degli uffici giudiziari, donne votate ad amori impossibili, imprevedibili ménages à trois, fino all'incredibile conclusione. Nel libro rievocante il processo penale e i suoi risvolti (si fa riferimento, al di là del caso Trifogli, anche a quello liberamente ispirato a una storia vera di mafia), giudici e avvocati, imputati e testi, vivono come catapultati sul proscenio di un gigantesco e umanissimo teatro.