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L'Almanacco Geopolitico 2021 ripercorre gli eventi di un anno che ancora prima di compiersi aveva già segnato in maniera significativa la storia del secolo in corso. Il ritiro delle forze militari americane dall'Afghanistan ha concluso un'azione militare che ha coinvolto l'intera comunità internazionale per i primi vent'anni nel nuovo millennio. Il modo drammatico con cui l'America ed i suoi alleati hanno lasciato il campo, i paragoni con il Vietnam, praticamente un'altra era, sono il punto di caduta di una lotta al terrore iniziata dopo l'aggressione alle Torri Gemelle, che, tuttavia, sembra tornata al punto di partenza. Sotto un profilo strettamente storiografico, non c'è nessuna possibile correlazione fra l'Afghanistan e il Vietnam. Emerge, invece, il sospetto della decadenza della forza americana e un'impressione affatto nuova, ovvero quella della crisi del sistema atlantico ed occidentale. Israele ha archiviato l'esperienza pluridecennale di Benjamin Netanyahu che, iniziata il secolo scorso, si è portata dietro le scorie di tutti i dissapori in Medio Oriente. Se i talebani dovessero seguire l'Iran docilmente, avremo una tale potenza estremista in mano agli ayatollah che Gerusalemme avrà ragione di preoccuparsi. È presumibile che Israele stringerà i suoi rapporti con Mosca tramite la popolazione ebraica proveniente dalla Russia. Solo la Russia oggi è in grado di svolgere un ruolo moderatore sull'Iran, e anche questo è un aspetto che dovrebbe essere considerato da tutto il mondo occidentale. Fra tante disgrazie, il 2021 ha registrato una fortuna inaspettata per l'Italia, posto che un uomo come Mario Draghi è arrivato alla presidenza del Consiglio. Se pensiamo al passato, la nascita del nuovo governo, anche sul fronte della politica estera, può apparire come un miracolo.