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Il 12 novembre 1989 il segretario del Partito comunista italiano Achille Occhetto annunciò, tre giorni dopo la "caduta del Muro di Berlino", il cambio di nome del partito fondato da Gramsci nel 1921. Era l'inizio della "morte del Pci", il più grande partito comunista dell'Occidente. Da quel momento, come tessere di un domino, mutarono radicalmente la sinistra, tutti i partiti e l'intero sistema politico italiano. Questo libro ricostruisce il dibattito che si accese fra il 1989 e il 1991, le ragioni dei favorevoli e contrari allo scioglimento del Pci, delineando sinteticamente l'identità del partito, la sua peculiarità (dovuta, oltre che a Gramsci, a dirigenti della levatura di Togliatti e Berlinguer), i suoi errori, il suo declino e la sua fine, cercando di capire che cosa l'odierna "sinistra invertebrata" (Perry Anderson) debba "copiare" da quella forza politica che fu, lungo tutto il Novecento italiano, "Il Partito".