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"Il tesoro di Federico II. Potere e cultura a corte" tratta la rinascita artistica e culturale voluta e promossa dallo Stupor Mundi. L'imperatore, studioso, estimatore, collezionista di manufatti e gioielli, si servì anche dell'arte per esplicare il suo programma etico e politico dal momento che l'ostentazione del lusso, in tutte le sue forme, diventò un potente mezzo di propaganda ed un modo per affermare il potere. La rinascita dell'architettura monumentale, il miracolo della scuola poetica siciliana, il richiamo dell'antico nelle monete, nella scultura e la ripresa di temi politici nella glittica, sanciscono il legame con un mondo ormai scomparso, che rivive, si accresce e stupisce grazie alle contaminazioni con usi, storia e costumi di altri popoli. La glittica, in particolare, ha rivestito un ruolo fondamentale, specie politico, durante tutto il regno. È infatti con il consolidamento dell'impero che quest'arte così antica diventa sempre più preziosa e prestigiosa. Dopo le vittorie contro i comuni della Lega Lombarda, quando l'impero svevo giunse al suo apogeo, assistiamo ad una evoluzione e a un proliferare di gemme e cammei con composizioni ardite che riprendono palesemente tipi iconografici presenti su monumenti antichi ed altri che detengono messaggi allegorici. Anticristo, epicureo, specchio del mondo, amante del Bello, il saggio vuole mettere in risalto luci e ombre di Federico II osannato, lodato e condannato.