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Fiori mai nati è la storia della famiglia Calamone, "gente miserabile, arrogante, cattiva", come recita l'esergo del romanzo. Barone e baronessa - titoli a metà tra il legittimo e l'inciurioso - hanno messo alla luce una prole numerosa, e maledetta già prima della nascita: Totò, Ciccio, Piero, Peppino, Vito, Maria e Angela crescono a fatica, arrancando, in una Palermo buissima e sfinita dalle bombe americane. I Calamone sono feroci prima di tutto con sé stessi, per loro vivere significa prendersi tutto quello che pensano di meritare a discapito di chiunque, senza mai chiedersi cosa sia giusto o sbagliato. Vittime e carnefici consapevoli, sono i protagonisti di un romanzo corale, volutamente crudo. La storia comincia con una partita a carte, dove la vittoria e la perdita sono facce della stessa medaglia, e dove ciò che conta sono il gioco e il meccanismo che lo regola. Con un linguaggio asciutto, l'autore non risparmia nessuno, né tanto meno cede alla tentazione di descrivere Palermo e i suoi quartieri secondo tratti abituali: la lettura accompagna dentro un mondo duro e difficile, scevro da giudizi e moralismi.