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L'autore spiega il senso della mafia nella Sicilia dei primi nel Novecento quando "essere mafiosi" era quasi un dovere sociale. In uno dei passaggi cruciali del libro Mosca scrive testualmente: "Le offese all'onore delle famiglie, le percosse, le violenze personali, l'omicidio in rissa o per agguato sono tutti reati per i quali la denunzia alla giustizia è ritenuta dai mafiosi cosa sconveniente. Anche il taglio delle viti, l'uccisione del bestiame, l'abigeato e il ricatto con sequestro di persona quando assumono il carattere di vendetta personale, di sfregio fatto ad un dato individuo, non sarebbero a rigore denunciabili; e, se si denunciano è pro forma, per mettersi in regola, come si dice in Sicilia, con la giustizia, ma senza in nulla agevolarla nella scoperta del reo, che invece spesso si conosce benissimo ed al quale si vuole fare sentire il peso della propria personale vendetta". Dopo cento anni, il senso morale e civile sta lentamente cambiando. Il sacrificio dei caduti e la mentalità più aperta e meno vigliacca delle nuove generazioni faranno il resto con la speranza che, in un futuro imminente, questo fenomeno faccia capolino soltanto nei libri di storia.