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Futuro prossimo. La società è stata riforgiata. È innocua, debole, concepita per essere una morbida e sonnolenta parodia della civiltà che l'aveva preceduta. Senza più una vera e propria storia o eroi da ricordare, si è trasformata in una distopia consumistica priva di sfide e problemi, solo sorrisi e piaceri. Molti la chiamano "paradiso". Ma non lui. Non Moses. Nella prefazione, Carlomanno Adinolfi scrive che «il protagonista Moses vede ciò che sognano i grandi burattinai, i fanatici dell'utopia, gli araldi del Bene. I loro sogni più nascosti, più intimi, non sono altro che i desideri archetipali di ogni essere umano: l'amore, la famiglia, una comunità con cui condividere il destino. Ovvero tutto ciò che hanno contributo a distruggere in nome del loro paradiso».