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Si è fratello e sorella per nascita ma, dopo la lettura di "Specchio Sorella, verrebbe da dire che innanzitutto lo si diventa, attraverso la durezza di una esperienza familiare condivisa. "Solo noi ci capiamo, Sorella" solo noi veramente possiamo: chi altri potrebbe meglio capire ciò che soltanto noi sappiamo". Così scrive l'Autore nel canto XXIV, e sembra che la modalità dell'appartenersi costituisca lo specchio in cui riflettersi. "Specchio Sorella" costituisce anche il terzo e conclusivo atto della Trilogia della Cicatrice, iniziata con "Era solo un ragazzo", dedicata al padre, e proseguita con "Madre Materno". Nel contesto dell'arte irritata si potrebbe dire che la Trilogia della Cicatrice documenti, anche attraverso l'urgenza poetica, come una ferita, anche se cicatrizzata dal tempo, abbia bisogno di essere riguardata, ripresa in cura. Ma c'è anche un'altra urgenza che è propria dell'arte dell'Autore. Man mano che la scrittura gli prendeva la mano, il Guido Celli performer girava l'Italia. Prima ancora di diventare libro la scrittura già calcava la scena, alla ricerca di un incontro sociale, di relazioni e legami con persone con cui condividere un percorso.