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Le nostalgie paesane di Mauro Giangrande affiorano dal serbatoio dell'anima, dove si annidano i ricordi, dove la memoria di cose, eventi e personaggi mai si perde se diventa verso, poesia, se sulla pagina si trasforma, insomma, in parola poetica. E per fare questo il poeta sceglie il dialetto, attinge dalla parlata paesana per dire, col verso appunto, che nessuno scompare del tutto, genitore, amico, conoscente, tradizione popolare, fatto, motto, detto. Nessuno e niente! "Quello che ne viene fuori - sottolinea Giangrande - è uno spaccato della vita di paese che fotografa i doppi sensi di situazioni imbarazzanti, di allegorie, di fatti accaduti, di avvenimenti realmente vissuti che il tempo ha un po' affievolito, ma mai cancellato dai ricordi della mia gioventù".