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Le Parole d'uomini e sassi nascono dal bisogno profondo di passare dalla ricostruzione dei grandi eventi alla narrazione della vita quotidiana per dar voce ai suoi sconosciuti protagonisti. Una scrittura narrativa in cui il dato biografico, spesso presente, è solo l'occasione per penetrare l'animo di donne e uomini e disegnare personaggi vivi, attuali che interrogano e spingono a riflettere. Sullo sfondo il tempo vissuto dall'autore, il Novecento, con i suoi sogni e le sue sconfitte, scivola verso un tempo diverso, un secolo nuovo, più duro e più cupo. Scrive Vincenza Alfano in prefazione: «In questo tempo che Aragno definisce "Un tempo muto, che non ha parole né per gli uomini, né per i sassi. Il tempo della fine" potrà servire la scrittura, potranno servire queste storie a sconfiggere il silenzio.» Scrive l'autore: «... la peste di questo tempo nostro, sta in un atroce e tragico paradosso: si pensa che possa essere felice chi fa il mondo infelice. Questa pazzia va certamente curata. La pazzia di un potere che chiede il consenso dei servi e opprime gli animi liberi.» Sembrerebbe una resa, ma non lo è. Il messaggio è chiaro: le ragioni della forza non riusciranno mai a sottomettere per sempre la forza della ragione.