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Raccolta di tredici racconti scritti dall'autore ventotto anni dopo la pubblicazione de "Lo zucchino d'oro" e ne costituisce una sorta di continuum nel quale si può cogliere l'evoluzione, o più spesso l'involuzione, non solo di alcuni personaggi di quelle vecchie storie, ma ancor di più del tessuto sociale, culturale e politico della città di Verona. Uno sguardo ironico, satirico, a volte perfino cinico, che mette in rilievo le contraddizioni di questa città: provincialismo, perbenismo, razzismo, idolatria del denaro, silenzio delle istituzioni verso organizzazioni fasciste che hanno preso piede in città. Non mancano strali verso l'immobilismo e il conformismo della stampa locale e note prettamente umoristiche. L'immagine della Verona che scaturisce da questi racconti si distacca e si dissocia da quella romantica della città dell'amore, molto pubblicizzata che attira migliaia di turisti a visitare il balcone di una Giulietta, mai esistita. Il titolo di questo volume (la musica è un elemento molto presente in tutta la raccolta) è ispirato a una nota canzone degli anni '80, come quello della filastrocca finale che dà il nome alla raccolta.