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Con un approccio interdisciplinare, questo libro ricostruisce un capitolo centrale della storia culturale italiana post-unitaria, quando, in grande sinergia, musica e letteratura introducono una tensione nuova, in aperta polemica con i canoni precedenti. Nella dialettica tra continuità e discontinuità, alla ricerca di un nuovo antitetico al vecchio, il violento rifiuto per la tradizione viene però spesso scambiato per immediato progresso artistico e la voglia di rottura vista come diretta manifestazione di potenza creativa. Così l'arte finirà per assumere una valenza utopica e distopica a un tempo: se ogni progresso è annullamento della tradizione, solo collocandosi al di fuori delle convenzioni borghesi l'artista potrà giungere a esprimersi completamente nella sua opera.