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La storia del più orrendo esperimento carcerario condotto fra il 1949 e il 1952 in un carcere speciale di Pitesti, a nord di Bucarest. Le torture volte alla rieducazione di giovani oppositori del regime sfociarono in un culmine demoniaco senza precedenti. L'idea di fondo era quella della "rieducazione" con il fine di creare "uomini nuovi". Pitesti rappresenta qualcosa di imparagonabile e unico nella storia del Novecento: non l'annientamento ideologico e biologico come ad Auschwitz; non lo sterminio pratico e di massa come nei gulag sovietici; e neppure la rieducazione forzata e spietata come in Vietnam o Cambogia. Si tratta piuttosto di una tortura ininterrotta, attuata di giorno e di notte secondo regole precise, e concepita come un fine in se stesso. Anziché affidare l'esperimento a squadre di "scienziati" del tipo Mengele, venne deciso di lasciare carta bianca a un gruppo di detenuti guidati da Eugen Turcanu, in possesso di eccezionale acutezza mentale, prestanza fisica e capacità di leadership. Nel 1952, quando le prime notizie sull'"esperimento Pitesti" cominciarono a filtrare, per evitare uno scandalo vennero incriminati gli autori (Turcanu in testa): il processo sanzionò la pena di morte per i responsabili, senza toccare gli alti mandanti. Il segreto di Pitesti venne così gelosamente sepolto nella tomba di Turcanu, e ancor oggi (benché in Romania si stia cercando di girare un film sull'argomento) il tabù è intatto.