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Autore di biografie e opere di narrativa, Naldini si è anche dedicato per tutta la vita alla scrittura poetica, con la quale ha esordito giovanissimo pubblicando alcune liriche nelle riviste friulane fondate dal cugino Pier Paolo Pasolini. Come indica il titolo, scelto dallo stesso autore, possiamo leggere qui una sorta di autobiografia in versi, alternati a ispirate prose che completano il disegno "narrativo" o "romanzesco" della sua poesia. Tema onnipresente in essa è quello erotico: la contemplazione e il godimento dei corpi maschili, le illusioni e le brucianti delusioni dell'amore, i "brevi romanzi" creati dall'eros omosessuale. Sullo sfondo di queste passioni c'è l'Africa, la costa nordafricana dove Naldini soggiorna spesso e di cui sono qui descritti gli straordinari paesaggi, la vita quotidiana, la gente con i suoi sogni e i suoi drammi. Tornano poi spesso come in una sorta di contrappunto i ricordi del Friuli nativo, della madre e dei grandi amici scomparsi: Pasolini, Comisso, Parise. Il volume è aperto da un saggio introduttivo di Francesco Zambon.