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L'"autorialità" di Dario Argento non ha bisogno di essere legittimata. Lo dimostrano la sua fama internazionale, i tanti modi in cui è stato omaggiato o imitato, le schiere di fan che gli hanno dedicato l'attenzione dovuta a un cult director. Semmai c'è da dire che il suo ancoraggio al genere (horror e "giallo") lo ha relegato per anni al ruolo di regista di talento e di "mestiere", senza mai davvero sdoganarlo in quanto auteur, aprendolo così alla possibilità di una seria analisi filmica. Snobbato dalla critica ufficiale italiana ai tempi dei suoi folgoranti esordi, è stato riconosciuto come autore geniale, come spesso accade, solo dopo i giudizi della critica straniera, soprattutto francese e oggi anche americana. Questo libro vuole offrire una re-visione complessiva del cinema del regista, sospeso tra autore e genere, dando spazio sia agli interventi dei cinefili, sia a indagini testuali che applicano varie metodologie di analisi filmica. Indagini che offrono letture, forse prima impensabili, di un cinema che ha influenzato cineasti di varie generazioni e formazioni, da De Palma a Tarantino, da Kubrick a Carpenter. Il volume è stato pubblicato in occasione della 44a Mostra internaziomale del nuovo cinema (Pesaro, 21-29 giugno 2008).