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"Tuo marito mi diede un piccolo ritratto dell'amato Generale, e puoi immaginarti quanto ne fui grata di questo dono! Avendolo conosciuto personalmente, mi sta fissa in cuore la di lui parola, la bontà, benevolenza con cui m'accolse. Se potessi diventar uomo, sarei soldato, così mi tocca d'ingojare il calice amaro delle dure abnegazioni, cui donna è condannata. Nei miei sogni dorati sta quello d'andare a Caprera e vedere ancora Garibaldi, e con più trovo l'impossibilità maggiormente ci penso". Così scrive la patriota comasca Luisa De Orchi (1823-1873) in una delle quarantotto lettere che tra il 1860 e il 1868 invia all'amica Elena Casati Sacchi. Documenti eloquenti della passione patriottica di Luisa e in particolare della sua straordinaria dedizione a Garibaldi, queste missive gettano luce sul Risorgimento delle donne, aiutano a comprenderne le forme e a misurarne l'intensità; al contempo confermano la forza grandissima che il culto dell'eroe di Caprera aveva assunto all'epoca dell'impresa dei Mille.