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Come ritrova e fa suoi, Leopardi, soprattutto il Leopardi poeta, accenti, forme, figure dell'antico: Achille e Priamo e Ettore e Andromaca dell'Iliade, o Penelope, o Circe virgiliana, o la Saffo di alcuni aurei frammenti e di Ovidio? Come ha interrogato certe prime icone (Democrito, Eraclito) della sapienza occidentale? In cerca di quali virtù e dignità delle "anime grandi" che la modernità, nemica del Sublime, ha ucciso? Questo libro, che unisce la discorsività al rigore, mira a una lettura totalmente nuova, e sempre partendo dal testo poetico, della memoria leopardiana dell'arché: di quell'inizio cui Leopardi ha guardato con una nostalgia della pienezza e della gioia che rispunta di continuo nei Canti.