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La morte violenta di Pasolini fu da lui stesso concepita e organizzata "come montaggio del film della sua vita", come il suo "trasumanar", oppure come "estrema azione" teatrale messa in atto una volta per sempre nel campetto di calcio di Ostia: "senza anteprime, né prime, né repliche". È questa la tesi dell'autore: opponendosi a gran parte dei critici, redattori dell'opera omnia, e in particolare a parenti ed eredi, per i quali la morte "scandalosa" di Pasolini non poteva avere alcun rapporto con l'opera, perché egli "amava ardentemente la vita", Zigaina sostiene, sulla base di un'attenta analisi dei testi, una "teoria pasoliniana" che sarebbe stata anticipata dallo scrittore-regista con una serie infinita di dettagli.