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La fama di Giacomo Boni (1859-1925) è legata soprattutto alle sue indagini archeologiche sul Palatino e al Foro Romano. Prima però di trasferirsi a Roma, Boni acquisì profonde competenze tecniche sull'edilizia veneziana, specie quella più antica, che gli consentirono di esprimere giudizi precisi e documentati sui lavori di restauro condotti a Venezia nella seconda metà dell'Ottocento su monumenti quali la Basilica di San Marco e il Fondaco dei Turchi. Legato alla sensibilità e alla cultura della conservazione di cui John Ruskin fu uno dei massimi esponenti, Boni intervenne attivamente nel vivace dibattito che tra Otto e Novecento oppose quanti volevano operare rivoluzionarie trasformazioni al tessuto urbanistico veneziano - compresa la costruzione di ponti per congiungere la città storica alla terraferma per renderla il più possibile «una città come le altre» - a quanti, come Pompeo Molmenti e Camillo Boito, volevano invece conservarne la specificità urbanistica e il carattere di insularità.