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La Crocifissione, la tela più vasta che Jacopo Tintoretto abbia mai dipinto per la Scuola Grande di San Rocco, è stata forse per lui anche la più impegnativa, sia dal punto di vista professionale, sia da quello contenutistico. Dopo l'ambigua vicenda della turbativa durante il concorso per l'ovato del soffitto nella stessa Sala dell'Albergo, l'artista doveva infatti riscattarsi per radicare la sua presenza quale pittore ufficiale della confraternita. Al tempo stesso la Scuola Grande, a Venezia ormai l'istituzione principale nel campo della pubblica assistenza e beneficenza, aveva bisogno di un manifesto, cioè di un'icona di sicuro effetto che ne palesasse apertamente le convinzioni e gli obiettivo, ovvero la ragione sociale. Tintoretto doveva quindi interpretare l'intendimento della confraternita, che esigeva dal pittore la creazione di un ambiente di intensa spiritualità, cioè di un lavoro santo. Per ottenere questo risultato egli pensa così di rappresentare la convinzione religiosa e l'impulso caritativo dell'ente, intercettando con un'opera dal forte valore simbolico, appunto la Crocifissione, il tragitto cerimoniale che, dall'ingresso esterno per lo scalone monumentale, conduce alla sala dell'Albergo. È questo il percorso della processione, che in andata e in ritorno si svolge dal campo di San Rocco, inquadrando la drammatica morte di cristo come termine dell'itinerario prospettico che, attraverso il portale marmoreo, giunge alla sua conclusione davanti al dipinto.