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Un'innovativa "visione" del teatro dalla Venezia di fine Settecento si irradia col "Ragionamento ingenuo", qui riletto nel suo travaglio compositivo e nel suo spessore critico. Agli antipodi dalle "false in parte, in parte muffate, e in tutto pedantesche" teorie del suo tempo, quella di Carlo Gozzi si rivela infatti una visione inedita, limpida, del fare teatrale, ricondotto alle sue coordinate produttive e alle dinamiche che ne regolano la varietà repertoriale, in un approccio intriso di forti umori etico-politici e lontanissimo da tanti consolidati clichés storiografici. Intento a sondare gli effetti dell'unilateralità, delle "imprudenti insidie" di quelli che definisce i "ciechi alluminati", il Solitario trasforma la riflessione sul fenomeno teatrale in una riflessione a più ampio raggio sulla società di cui quel fenomeno è espressione. La lucidità con cui ripercorre la storia del teatro italiano ed europeo si viene così intrecciando all'acutezza con cui analizza le magnifiche sorti e progressive delle lumières. E l'ingenuità si rivela come lo strumento più adatto a demistificare un mondo che ha eletto l'impostura a suo nume tutelare.