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I capitoli di questo libro propongono un percorso focalizzato principalmente su una delle 'figure' essenziali della lontananza: lo sguardo, indagato nei suoi rapporti con la costruzione della narrazione. Se il viaggio mette subito in gioco le categorie dello spazio e del tempo, lo sguardo determina una soglia che è insieme un limite e una potenzialità, la parola apre la strada a un visibile che è solo letterario, oltre la vista, appunto. Partendo dall'analisi di alcune opere della modernità letteraria italiana, l'indagine di De Marco punta al "visibile" dell'essenza, della coscienza e del pensiero attraverso la parola, a "leggere l'invisibile nel visibile". "Vedere" diventa allora sinonimo di "conoscere", anche in senso metafisico. Lo studioso ha scandagliato le coordinate utili per orientarsi su alcune specifiche rotte della geografia letteraria, così scandita: "La rosa di Pesto" e il "Viaggetto in Etruria" di G. Ungaretti; "Le meraviglie d'Italia" di C. E. Gadda; il "Viaggio in Italia" di G. Piovene; "Le città del mondo" di E. Vittorini. Ne discende che l'iter di ogni singolo autore attiva figurazioni sorrette e nutrite dall'idea di un "infinito viaggiare" verso una Terra promessa sempre anelata e mai attingibile. Ogni approdo diviene, cosi, punto di partenza per una nuova mèta in una dialettica incessante tra sosta e movimento.