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Affidare a un libro come se fosse un confidente speciale la parte più arcana di ciò che uno scrittore ha compreso di sé e dell'esistenza attraversando il Novecento come un viandante privo di patria e colmo di meraviglia ogni volta che incontrava uomini straordinari, è quanto ha fatto Elémire Zolla in "Uscite dal mondo" (1992), ripubblicato nel primo decennale della morte con una penetrante introduzione di Grazia Marchiano. I tempi e gli spazi più distanti, dai primordi a un futuro alle soglie, si intrecciano sul filo di una narrazione che, al modo caratteristico di Zolla, è insieme storica, filosofica, poetica e estatica di una realtà cangiante a molte dimensioni.