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Nella descrizione del suo viaggio attraverso alcune città del nordest d'Italia letta all'Accademia di Berlino, il poligrafo piemontese Carlo Denina, applicando le teorie che collegavano il carattere degli abitanti alle condizioni ambientali del luogo, aveva sostenuto che la bonomia dei padovani denotava assenza di energie combattive e d'ingegno. La risposta del Cesarotti, motivata anche da risvolti personali, nega la fondatezza di quei presupposti adducendo molti esempi di concittadini distintisi nei diversi ambiti dell'agire e del sapere. Ne emerge un ricco panorama di storia e di cultura che risale alla classicità e che dal basso medioevo in avanti si afferma grazie al ruolo delle famiglie di antica tradizione e delle istituzioni culturali di Padova, a partire dall'Università.