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Suor Enrichetta entrò a vent'anni tra le Suore della Caritò di santa Giovanna Antida Thouret. In seguito si ammalò gravemente: tubercolosi ossea e restò paralizzata per tre anni. Ma nel 1923 guarì improvvisamente dopo aver bevuto dell'acqua di Lourdes. E venne destinata al carcere di San Vittore a Milano per occuparsi dei carcerati. Nominata superiora della comunità, aprì scuole all'interno del carcere, laboratori, asilo nido per i figli delle detenute. Ma durante l'ultima guerra i tedeschi si impossessarono del carcere e vi insediarono il loro quartiere generale.È il tempo dei rastrellamenti degli ebrei e delle deportazioni nei campi di sterminio tedeschi. San Vittore è il punto di raccolta e di smistamento. Suor Enrichetta Alfieri si prodiga come può per alleviare tanta tragica sofferenza. E fa da tramite tra i prigionieri e le loro famiglie ancora libere ma in pericolo di rastrellamento. Accusata di spionaggio, viene arrestata e internata nei sotterranei di San Vittore. Processata, è condannata alla fucilazione, ma per l?intervento del cardinal Schuster viene graziata e internata in una struttura che ospita persone con problemi psichici.Finita la guerra e il pericolo nazista, ritornò di nuovo a San Vittore a continuare la sua missione. Qui morì nel 1951. Aveva vissuto quasi trent'anni in questo carcere a consolare, aiutare come poteva. E c'era chi la chiamava l'Angelo di San Vittore e chi la Mamma di San Vittore. Viene beatificata il 26 luglio 2011.