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La Preghiera del pastore, "uno degli scritti più belli in cui si esprime la religione del monachesimo medievale", è la preghiera che Aelredo recitava, come abate, al Buon Pastore: egli si sa ferito e difforme dall'immagine del Buon Pastore che dovrebbe portare in sé. In essa egli manifesta, con disarmante sincerità, sia il sentimento acuto della propria fragilità, sia soprattutto l'amore, la sollecitudine paterna per i fratelli a lui affidati... anche per quelli insubordinati. È un piccolo capolavoro che rivela il suo cuore, una preghiera che può essere fatta propria da chiunque sia responsabile di altre persone. Insieme alle altre preghiere qui raccolte (tratte da Lo specchio della carità, Gesù dodicenne, La regola delle recluse, e da un sermone) rivela soprattutto il suo animo contemplativo: la preghiera è il frutto di una lectio assidua, secondo il principio monastico. Sono testi che mirano a nutrire la pietà di chi sa di potersi affidare a un Dio che per primo ha assunto la nostra fragilità, condividendo con noi anche le lacrime versate per la morte di un amico. Prezioso per chiunque abbia un ruolo educativo o di governo.