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Dell'Apocalisse, solitamente ritenuto un libro di catastrofi a tinte fosche, in questo commentario invece si mettono in luce gli splendori di ogni sua pagina e la beatitudine che comunica (cfr. Ap 1,3), senza tacere le sue difficoltà e la violenza del suo linguaggio. Ogni blocco di commento è significativamente chiuso da un breve paragrafo che, a mo' di ritornello, elenca splendori e beatitudini. E' strutturata in quattro settenari, gli ultimi tre sono da differenziare: mentre quello delle trombe e quello delle coppe sono due settenari di flagelli che rievocano le piaghe d'Egitto dell'antico esodo (per cui l'Apocalisse anche per questo è l'Esodo del NT), il settenario dell'apertura dei sigilli che chiudono il rotolo dei decreti divini è un settenario di rivelazione: la rivelazione dell'Agnello (cfr. Ap 1,1). I flagelli esodici dei due settenari di trombe e coppe si abbattono sulle due idolatrie: la prima è l'idolatria tradizionale del panteon greco-romano; la seconda è l'idolatria della Bestia (nel commentario intesa come idolatria imperiale).