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L'autore si propone non di dire parole sue, ma di accostare il lettore al testo sacro, dandogli chiavi di lettura per comprenderlo e gustarlo. Come ogni parola di Dio, il Cantico dei cantici è anche parola profondamente umana e, come tale, ancorata a uno spazio e a un tempo precisi. Esso si colloca nella Palestina dell'epoca tolemaica (III secolo a.C.), e nasce come un confronto tra la concezione ebraica dell'amore e quella greca, sullo sfondo della cultura orientale, soprattutto egiziana. La lettura di Gianni Barbiero privilegia l'approccio strutturale. Il Cantico dei cantici si presenta così come un libro programmatico, con un messaggio ben chiaro. Esso si pone in dialogo e spesso in contrasto non solo con la letteratura del tempo, ma anche con la società ebraica e la sua concezione patriarcale dell'amore, senza timore di contraddirla. Vari i motivi di interesse: Generalmente, il Cantico dei Cantici è letto o in modo allegorico, e quindi in funzione dell'amore di Dio, oppure in modo erotico, come un manuale d'amore. Qui l'autore propone una lettura allo stesso tempo letterale e teologica del libro biblico. Il Cantico non è, come comunemente si crede, un'antologia di poemi amorosi, ma è un'opera unitaria, con una chiara struttura letteraria e un programma teologico; il Cantico è databile nel periodo ellenistico, come una risposta del mondo ebraico alle provocazioni della cultura greca nel campo dell'amore; il Cantico dei cantici è una protesta contro una concezione patriarcale dell'amore diffusa nella società del tempo e presente anche in altri libri biblici.