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Questo libro è tante cose insieme: una lettera d'amore ai genitori; un testamento per il figlio; una riflessione sulla propria vita e sulla vita in generale; un tormentato inno alla speranza; un ricco e vivido album di ricordi. Di farfalle, nelle campagne di Gudo, se ne vedono parecchie, ma solo in questo libro possiamo incontrarne una varietà molto incantevole, diffusa più che altro in America Latina, sebbene il suo nome richiami la mitologia greca: si chiama Morpho menelaus o, più comunemente, morfo blu. Secondo la teoria del caos, il battito d'ali di una farfalla può talvolta generare conseguenze di portata catastrofica, e il morfo blu che si aggira tra queste pagine non fa eccezione: il suo (estremo) battito d'ali ha infatti generato una tormenta d'inchiostro, un'eruzione di rimpianti, uno sciame sismico di rivolgimenti interiori. Ma alla catastrofe, in ogni tragedia che si rispetti, segue sempre la catarsi, la purificazione, e non soltanto per l'eroe ma anche per chi assiste alla sua parabola, purché sia disposto a immedesimarsi nella sua sorte: a una tragedia - scriveva Aldous Huxley - si partecipa; una commedia, invece, la si guarda soltanto.