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Alberto Laiseca non si distingue, tra gli scrittori ispanoamericani, per la moderazione e la misura. Specchio del loro creatore, i personaggi che vivono tra le pagine del Monstruo (com'è conosciuto in Argentina) non tollerano freni di nessun genere, seguono invece alla lettera le sue parole: "Ciò che non è esagerato non vive". Grazie Chanchúbelo non fa eccezione: artisti che stringono patti con entità estranee, santi mostruosi, inventori strampalati, dittatori che vogliono creare una neolingua, vecchi lupi di mare e stregoni prendono la parola, e vivono in un mondo in cui trionfa la finzione. Questa raccolta di racconti si muove in quel crogiolo di follia, spietatezza e distorsione letteraria della storia che Laiseca stesso definisce, in un gioco provocatorio, "realismo delirante", ribaltando l'idea dello scrittore realista e dell'opera che aderisce perfettamente alla vita.