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La poesia di Rosanna Gazzola - scrive Piero Buscioni nella prefazione - sembra fatta della materia di cui sono fatti i sogni, i sospiri, le lacrime. Un'opera pervasa da una personalissima cognizione del dolore, da una percezione talora vagamente montaliana dello scacco esistenziale (di un tarlo nell'ingranaggio del creato, di un calcolo dei dadi che più non torna), da un senso dell'entropia a un tempo cosmica e privata. Tuttavia il disincanto non è mai davvero l'ultima parola. Una gioia fortuita (o forse destinale) resiste, riaffiora sempre; sommessa risplende oltre ogni pena, oltre ogni giorno di esilio dell'anima e di apparente non senso; e con essa la speranza - ultima dea - umana e sovrumana a un tempo, dal momento che noi tutti siamo "inquiete anime clandestine / in cerca d'un'estrema pace / nella diafana luce dell'eternità".