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Gabriella Cinti risale alle origini, cerca la continuità inabissandosi nel passato delle specie, collegando quel magma primordiale, di cui non restano che labili tracce, al nostro presente, alla nostra e alla sua stessa vita, alla ricerca di connessioni, fili che colleghino a noi quel caotico abisso di casualità, ipotesi, vicoli ciechi dell'evoluzione e deviazioni impreviste. Siamo quindi in presenza di una poesia che privilegia l'asse verticale e che da un lato lancia fiaccole nel pozzo del passato, dall'altra non perde di vista un afflato cosmico diretto verso l'alto delle stelle, in una spiritualità panica che superi "prigione della materia" (p. 22) in cerca dell'"oltre dell'oltre" (p. 23). (Dalla Postfazione di Mauro Ferrari)