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«"Coleoptera" - sin dalle metafore, presenti nella prima parte, del fiore calpestato e dei fatali anacronismi esistenziali «fuori tempo massimo» - è un'elegia del residuale, del marginale, di quel particolare scarto biologico, capace di ogni adattamento pur di sopravvivere, che è l'uomo. Meglio dunque rinunciare agli effetti speciali e denunciare la nostra natura saprofita - o magari decisamente parassita - simboleggiata dal volo di corvi di il futuro del mondo (III) e dai coleotteri, nel testo che dà il nome al libro: «forse la soluzione potrebbe stare nel / vivere come un coleottero qualunque / tra miliardi di simili incompresi e vacui / con la disinvoltura del saprofago / che sceglie con cura ogni sostanza». Poeti come Roversi, tre generazioni dopo Stevens, scelgono ancora una volta di attraversare la realtà senza sconti, lasciandosene in pieno contaminare. Non temono di increspare la loro voce con dissonanze che, una volta scoperte e metabolizzate, non si potranno mai più tacere. Essi sono capaci di trasferire il loro coraggio, la loro lucidità in uno stile assolutamente riconoscibile, che dosa pause, punteggiatura e sintassi con un effetto di improvvisazione mai banale.» (Prefazione di Alessandra Paganardi)