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«In Vita Liquida Zygmund Bauman ripercorre brevemente la storia del termine "individuo", affiorato alla coscienza della società occidentale nel XVII secolo. In principio il termine venne utilizzato sottolineandone l'attributo dell'indivisibilità: banalmente, se si suddivide la totalità della popolazione umana in elementi semplici, questa operazione termina nel momento in cui giunge al livello della singola persona. Eppure oggi lo stesso termine "fa riferimento ad una struttura complessa ed eterogenea, fatta di elementi altamente separabili, raccolti in una unità precaria e fragile da una combinazione di attrazione e repulsione, di forze centripete e centrifughe, in equilibrio dinamico, mobile e costantemente instabile. L'accento cade soprattutto sull'autocontenimento di questo aggregato complesso, e sul compito di attenuare i continui scontri tra elementi eteronomi e introdurre una qualche armonia nella loro sconcertante varietà. E cade anche sulla necessità di realizzare tale compito dentro quell'aggregato, con gli strumenti disponibili al suo interno." Questo libro altro non è che la cronaca del tentativo di un essere umano di svolgere e portare a termine tale compito; il racconto di un ripiegamento verso l'interiorità di una coscienza alla disperata ricerca di un centro, di un punto fisso. Il punto di partenza è un sentire mirabilmente espresso da Kafka in uno dei suoi frammenti: "Il mondo e il mio io schiantano il mio corpo in un contrasto inconciliabile." Il viaggio comincia col ricordo di essere più del proprio corpo, si dispiega lungo il percorso tortuoso del riappropriarsi di un mondo interiore variopinto, vivo, intuito più che compreso e spiegato, a tratti magico e pare terminare col ritrovamento di un'antica verità: che io e l'altro non sono enti distinti, non sono mondi diametralmente opposti e inconciliabili...» (Dall'Introduzione)